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Semina Storie: Storie in attesa

 

Siamo prossimi al Natale. Giorni di Attesa. Parola, quest’ultima, che sembra invitare ad uno stato di “tremore sospeso”, ma anche a spalancare gli occhi verso un qualcosa che non E’ ancora, di cui non si sa.

Invece in questi giorni ci muoviamo come accelerati, frenetici nei movimenti …

Ed intanto il tempo sfuma!

In quali storie stiamo vivendo i nostri giorni?

Di quale attesa è fatto il tuo tempo Ora?

E anche se ti senti schiacciato e risucchiato dal vortice di quest’ultimo mese dell’anno, ti invito a fare un piccolo passo con me.

Vuoi?

Rallenta i tuoi passi e ritorna allo stupore di uno Sguardo. Chissà quali piccoli Semi puoi mettere a dimora.

Come?

Scegli con me una Parola da Seminare nel Giardino! Semi speciali ai quali Donare un po’ del nostro Tempo, … un po’ di Stupore!

Occorre però che tu vada piano fino a fermarti nel posto che più ti piace. A casa tua o dove preferisci; ti basteranno un foglio/un quaderno ed una penna.

Poi con molta calma e nel silenzio raccogliti, e ascolta ciò che ha da dirti il cuore!

AVVICINATI AL TUO SACRO TEMPIO,

SPALANCA GLI OCCHI,

ACCOGLI LA VITA IN TE!

Ah, ti sussurro la mia: fiducia.

Aspetto la tua!

 

BUON NATALE!

One Comment

  • Floriana Naldi ha detto:

    La mia parola è umiltà.
    Non tanto per la derivazione latina humus = terra, ma per la virtù che Dante mette al posto centrale della sua etica. Penso che ciò che contribuisce di più alla perdita della nostra umanità è il sapere tutto, essere l’unico metro della realtà, essere tutti di un pezzo dimenticandosi di valere come un pulviscolo. E allora la metafora dantesca del giungo che simboleggia l’umiltà mi viene incontro. Esso cresce su fertili rive, in balìa delle onde, si piega, ma non si spezza e l’unico modo che ha per sopravvivere è quello di assecondare il movimento delle onde, di piegarsi. Questo è un mio desiderio di adattarmi alle vicissitudini della vita, fino a piegarmi toccando la terra, ma rialzandomi sempre mantenendo la flessibilità. Sarà per questo che amo anche le betulle e per quanto io voglia essere una quercia, assomiglio sempre più a un giunco. E va bene così, ognuno deve trovare il proprio posto nella foresta.
    L’attesa di questi giorni mi ha fatto spesso andare con la memoria ai Natali semplici coi nonni, dove nessuno si scambiava doni perchè la festa era stare tutti insieme intorno a un tavolo e la letterina si scriveva a scuola per metterla sotto il piatto del babbo che poi ti regalava qualche soldo per comprare quello che si desiderava. Lui non aveva fantasia, ma cuore sì. Il mio proposito è ritrovare quella festa lì per riviverla con chi resta della mia famiglia.
    Natale
    Nasce un bambino
    Avanza nel distacco
    Tutti lo celebrano
    Adorano il suo nulla
    Lentamente è invaso
    Eternamente di roba

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