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Storie dai marciapiedi

 

Asfalto, una strada trafficata, marciapiedi a stento visibili. Passi frettolosi, piedi stanchi e zoppicanti, mani che si agitano in una lingua sconosciuta. Una nebbiolina leggera sfuma all’orizzonte, appare un palazzo gigantesco con tanti ferri sulla cima. Giù, fuori dal portone un paio di trecce dorate ed una bambina.

La sua mano ribelle nell’altra rugosa e ferma della donna che le sta camminando un passo più avanti, come di consueto. Di corsa su e giù dal marciapiede svicolando tra le auto parcheggiate in seconda fila e sui lastroni sgarrupati. Di corsa verso scuola, dietro l’angolo di quella strada sotto casa, dove compare il vicoletto …

Ci sono luoghi che abbiamo abitato a lungo. Fanno parte della nostra quotidianità da molto lontano. Divenuti speciali come casa, dove siamo cresciuti, dove abbiamo intessuto amicizie, piccole storie di un buongiorno.

Ho sempre considerato i marciapiedi il teatro di quotidianità spicce, con dentro sorrisi e lacrime e una qualche dose di fatalità. Cuore di atmosfere ordinarie del mio vivere partenopeo, pullulante di voci, di colori, di profumi e olezzi di ogni genere.

Prova a guardare ora fuori casa tua, cosa vedi? Negozi, via vai di gente, colori?  Voci concitate?

Eppure là in mezzo, proprio dove stai guardando, appare qualcosa, una sagoma che si muove indisturbata…

Una storia potrebbe raccontar-ti qualcosa di insolito. Forse in attesa della tua voce.

Prendi la penna e nel silenzio scrivi, Se fossi là in mezzo … sarei?

Dai Voce al tuo racconto.

 

Buona scrittura!

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