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15 settembre 2021

Metamorfosi

 

 

Questa estate sono stata travolta dalla lettura di un libro che ho concluso circa un mese fa. Una storia che fino all’ultima riga mi ha tenuta avvolta da parole trapelanti. Suoni, lettere che hanno bagnato a profusione il mio cuore, che mi hanno inchiodato a nuove riflessioni, richiamando a voce possente l’attenzione verso il bene dell’umanità.

Bene che potrebbe essere racchiuso in una sola parola alla quale siamo un po’ tutti chiamati e non soltanto attraverso gli ultimi accadimenti che ci hanno travolto.

“Metamorfosi” – sarebbe il tempo di volgerci ad un Cambiamento che parta dalle radici del nostro essere qui sulla Terra, in quel corpo fisico, unico tempio a cui portare gratitudine.

Intanto che scrivo, riporto il titolo del libro e il nome dell’autore che l’ha generato: “Canto degli alberi” di Antonio Moresco, edizioni Aboca, Collana “il bosco degli scrittori”, (collana che ho scoperto proprio in questa occasione presso la magnifica sede di San Sepolcro).

Lo scrittore, nell’aletta interna del libro, introduce il lettore alla storia offrendogli la sua visione:

Questo libro anche per me inaspettato è la mia risposta di scrittore a questo trauma e il mio appello a compiere un salto di piani e di specie e a dare vita a una metamorfosi”.

Visione che ho ritrovato ritmicamente nello scorrere delle pagine narrata, immaginata, disegnata, a volte “gridata” dal silenzio e nel buio sacrale con gli alberi “murati”.

E’ una storia che sembra intrecciare la dimensione più autobiografica, lontane memorie dolorose con la potenza immaginativa dello stesso autore, dalla quale si generano dialoghi, canti, evocazioni, luoghi e scenari dove la Natura domina con la sua Voce Antica.

Leggerlo è stato come scivolare piano, piano dentro un mondo e vederlo capovolgersi quasi al rallentatore, mondo che la penna di Moresco ha saputo rendere prossimo alla comprensione, dando cuore, centralità, risvegliando quelle radici alle quali appartiene l’Umanità tutta.

La sua è una scrittura che ti prende la mano e non ti molla fino all’ultima parola. E ti sembra di camminare con lei, di seguirla e sentirla a tratti vicina, a tratti più lontana.

Provi a mollare ogni ormeggio e ti abbandoni ad una nuova navigazione in compagnia di alberi, di voci, di melodie fino a giungere ad una nuova Visione.

“Canto degli alberi” è un libro che sembra incitare ad un varco possibile nella situazione sociale delicata che stiamo vivendo da due anni. Da un lato segna e documenta il tempo che passa, dall’altro ti offre come fosse un dono una possibilità,

“la nostra unica possibilità” – cit. dell’autore.

Penso alla metamorfosi come ad un vero e proprio capo-volgersi dal di dentro, per poter ri-vedere ogni cosa dall’altro lato della propria visuale. E mi vien da riflettere sulla parola “propria” che pare strida, graffi le orecchie e non c’entri affatto con il capovolgimento narrato.

Propria evoca qualcosa che ha a che fare con il concetto di possesso e che sembra voler segnare confini, pareti, oltre i quali non lasciar passare. Sembra voler dare mura, laddove invece c’è bisogno di liberare, rischiarare e compiere un gesto restitutivo di luce. Forse è davvero dentro l’azione responsabile di un “capovolgimento” che può accadere la Vita.

Ri-vedere è anche ri-guardare e ad esso è strettamente connesso. Ma non sono la stessa cosa. Ri-guardare è gesto che richiede spazio di cura, azione d’ascolto verso l’Altro. Quell’Altro che siamo noi. L’altro che è Noi.  Che stabilisce nuovo orientamento alla navigazione, come faro che guida in ogni notte.

composizione materica di Renato Morlacchi

https://www.mariarosariamemoli.it/articoli/il-silenzio-degli-alberi/